
BIOFILIA
Biofilia significa riconnettersi con le nostre vere radici, che non crescono nel cemento. Nel corso di milioni di anni l’Homo sapiens non si è affatto evoluto nei canyon di cemento e nelle città densamente edificate, ma nei propri habitat naturali, nei quali prevalevano piante e animali, fiumi, montagne, laghi, colline e praterie.
Dal punto di vista evoluzionistico, la natura è la nostra casa: siamo interconnessi con lei, la centrale di comando della Biofilia, il cuore del nostro legame con la natura di cui siamo parte.
L’antropologo Wolf-Dieter Storl, diceva, in sostanza, che quello che tendiamo spesso a dimenticare nel mondo moderno è che dipendiamo dal suolo, che il sole, le condizioni atmosferiche e le piante sono qualcosa di assolutamente fondamentale per noi, e che nella nostra evoluzione ci siamo sviluppati insieme a loro. Il nostro senso estetico è nato nell’interazione con la natura in cui l’umanità si è evoluta.
Nei boschi, ad esempio, è possibile sperimentare appieno l’effetto Biofilia. L’aria del bosco mette in moto tantissime difese anticancro; il nostro sistema immunitario si serve di determinate proteine per intervenire contro le cellule in via di degenerazione che costituiscono un potenziale fattore
cancerogeno. I giardini possono essere usati come spazi per la comunità, e nelle cliniche e nei centri terapeutici contribuiscono alla guarigione dei pazienti. I paesaggi dei nostri giardini portano gli effetti curativi della natura direttamente davanti alla porta di casa, e noi progettandoli possiamo dar libero sfogo alla nostra creatività: si adatteranno a tutti i più specifici bisogni umani.
Sentirsi in equilibrio con l’ambiente che ci circonda é una sensazione rara di benessere ma che è necessario ricercare. La si può percepire in momenti inaspettati delle nostre giornate, o rincorrere con costanza pur se inconsapevolmente, per la vita intera. Spesso è sentita come un’esigenza fisica ma nasconde in realtà un bisogno primordiale dell’essere umano. E’ una ricerca personale e anche collettiva, che poi questo stato emotivo è la prima cosa che ci viene offerta dalla vita, gratuitamente…
La domanda spontanea è: perché l’uomo sta nascondendosi questa evidenza? In nome di quale legge e di quale idolo? Quando si propongono progetti, il verde, l’elemento naturale è trattato spesso come accessorio, come optional, come decorazione…
In uno spazio per uffici che abbiamo progettato recentemente per la nuova sede CNR- IRBIM nel porto ad Ancona, ho fatto in modo che il verde e la vegetazione entrino tra gli spazi di lavoro, come naturale prolungamento del verde esterno: un paesaggio interno fatto di stanze trasparenti che si affacciano su spazi comuni. Microcortili, dove climaticamente è un esterno- interno, con aerazione e raffrescamento naturale, nonché con riscaldamento dato dalla luce solare d’inverno.
Ci piace progettare edifici che non abbaino necessità di aria condizionata. Ci rendiamo conto che l’aria condizionata è dappertutto?


Credo che uno spazio costruito ci deve far riprendere il contatto con gli elementi, in una consapevolezza di essere corpo. In casa di Confine nell’area a verde privata c’è una preziosa fascia di transizione, che vuole essere anche una proposta “bandiera” di approccio al progetto delle aree verdi. Questa zona, che separa il giardino ad erba gramigna dai campi può essere intesa anche come un vero e proprio “terzo paesaggio”, inteso come luogo modificato dall’azione dell’uomo, poi dismesso, abbandonato o defunzionalizzato, che deve essere restituito alla natura. Spingendoci oltre, in questo senso, si potrebbe ipotizzare una nuova alleanza tra umanità e natura in chiave ecologica. In questa visione l’edificio non sarà più un oggetto unico, quanto piuttosto parte integrante di un paesaggio ibrido in cui perderebbe di significato la parola città e lo spazio pubblico potrebbe integrare il verde come spazio produttivo.