Una micro-architettura nelle Dolomiti
10 persone in 11 m² a 3000 metri di altitudine

Il progetto tende a stabilire con la montagna e con la natura un rapporto di continuità assumendo le forme di uno spazio sacro che, nel dare rifugio e protezione, offre possibilità di riposo e di contemplazione.

Il bivacco recupera così una forma senza tempo per diventare un elemento iconico che si inserisce nella tradizione aggiornandola con le più recenti sperimentazioni relative alla definizione di spazi minimi e di architetture mobili. Il risultato è un progetto organico nel quale le funzioni di ricovero, ristoro, relax, relazione e sonno sono espresse ognuna al massimo grado.

Il progetto si articola attraverso un duplice concept.

Il rifugio come luogo di soglia, punto dove s’incontrano l’infinitamente grande della natura e l’infinitamente piccolo dell’uomo che viene a porsi di fronte al creato, si sintetizza nella forma piramidale di una tenda, di una capanna, come forma archetipica e simbolica di uno spazio Sacro

E poi come congegno spaziale atto a dilatare l’esiguo spazio a disposizione: un tool-kit primitivo per interpretare l’idea di casa e di ristoro: la sequenza verticale degli spazi a riproporre i rituali e le necessità dell’essere umano

Rispetto ai bivacchi tradizionali dove lo spazio diurno per sedersi, riposarsi, leggere e consumare un pasto è ridotto al minimo o quasi inesistente, questo progetto – grazie allo stravolgimento dello schema più ricorrente (letti a castello a due o tre livelli disposti sui lati lunghi di uno spazio rettangolare) e all’introduzione di una base attrezzata mobile e multifunzione, riesce ad offrire un sorprendente spazio comune per tali attività e a contempo garantire 10 posti letto + 2 di emergenza in 11mq e 28,5 mc di volume. Questa base definisce uno spazio conviviale unico, in grado di ospitare 11 persone sedute a un tavolo.